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La serenita’ guida con te.

Sai mamma, un giorno le auto saranno guidate dai satelliti..” diceva un giovanissimo Alberto Roccatano alla madre (incredula), secondo quanto raccontava egli stesso durante la conferenza del 19 maggio scorso a Battaglia Terme. Non so se ripeterà l’aneddoto anche il 16 novembre, quando sarà presente alla fiera di Padova per presentare la sua inchiesta Dalle stragi del 1992 a Mario Monti, ma le sue parole mi sono tornate in mente di recente, assistendo a quanto capitato ad una mia amica di vecchia data, che per l’occasione ribattezzerò Sonia.

Fonte immagine: http://fastdrivinggirls.altervista.org/

Ebbene, qualche settimana fa, Sonia si è vista arrivare in casa un oggetto a prima vista… extraterrestre. No, non un oggetto volante non identificato od un micro-velivolo spaziale con a bordo qualche piccolo essere delle fattezze della creatura di Atacama, ma una mini scatola nera per la sua automobile. L’accessorio, che Sonia non aveva richiesto, è giunto inaspettatamente in compagnia dell’assicuratore di fiducia, che gliel’ha proposto in funzione di uno sconto del 10% sulla sua polizza assicurativa. “Faremo tutto il possibile per venirle incontro” le aveva infatti assicurato l’assicuratore (scusate il gioco di parole, ma cosa può fare un assicuratore se non assicurare, cioè fornire presunte certezze?), per evitare l’aumento della polizza in seguito ad un tamponamento. Nessuna ammaccatura, nessun ferito, forse nemmeno uno striscio, ma prestare l’auto ai figli a volte è ‘pericoloso’, soprattutto quando sfiorano l’auto di chi vuole a tutti i costi, anche in assenza di danni, compilare la constatazione amichevole (giacché non si sa mai che si riesca a recuperare qualcosa truffando l’assicurazione). Fatto sta che Sonia non era stata avvertita del prezzo dello sconto, ma forse non aveva capito che nel Mondo economico, dove la gratuità non esiste, tutto ha un prezzo. “Con questo strumento potrà essere rintracciabile in ogni luogo” – le diceva, mostrandole i cavi con cui agganciare l’aggeggio alla batteria dell’auto – “potrà essere soccorsa e raggiunta in caso di incidente o malore e si potranno verificare in ogni istante la velocità e l’accelerazione della sua auto, per valutare esattamente le dinamiche dei sinistri” (giacché, nel Mondo economico, ci sono sempre sinistri, a cui presentare piccoli e parziali rimedi). La faccia di lui era radiante, come ispirato da una fonte superiore, mentre raccontava i suoi due anni di convivenza con Supereasy, che lo accompagna in ogni spostamento automobilistico. Una compagnia che però a Sonia non piacerebbe, conoscendola, neanche se fosse maschile. “Una volta mi sono fermato a lato di una strada per 10 minuti con l’auto accesa e… mi hanno subito telefonato per chiedermi se mi serviva un carroattrezzi” continua, estasiato, mentre Sonia sta per svenire.
Eh, già, perché oltre al coito interrotto di molti maschi, questo significa controllo totale e monitoraggio pressoché continuo del veicolo, possibile grazie ad un chip RFID (ossia che invia e risponde a segnali in radio-frequenza) contenuto nella black box. Un controllo a distanza che sarà la norma per tutte le auto prodotte a partire dal 2015, in base al decreto sulle liberalizzazioni varato dal governo Monti il 25 gennaio 2012, da estendersi successivamente al restante parco auto nazionale (sempre ammesso che ci sarà ancora qualcuno ad utilizzarla, l’auto, in quella data). Chissà quanto saranno contenti gli automobilisti, quando le autorità potranno identificare un’infrazione di velocità in tempo reale, risparmiando i costi dei dispositivi di rilevamento stradale e del personale in uniforme. Ma già oggi gli autoveicoli prodotti negli ultimi anni sono dotati del sistema di rintracciabilità RFID.

Michael Hastings

Un esempio del loro utilizzo potrebbe riguardare, tristemente, la vicenda di Michael Hastings, raccontata da Tony Gosling su Russia Today. Giornalista investigativo statunitense, Hastings era candidato al premio Pullitzer e la sua inchiesta The runaway general (pubblicata su Rolling Stone del 9 luglio 2010) aveva causato la rimozione dell’allora capo delle forze NATO in Afghanistan, Stanley McChrystal (sostituito poi da David Paetrus). Secondo la moglie, Elise Jordon, Hastings in questi ultimi mesi stava indagando sulla nuova “guerra alla stampa” di John Brennan, nuovo direttore della CIA. Riporta Gosling:

Facendo eco allo scandalo Watergate, Hastings ha espresso la sua convinzione secondo la quale la CIA, con o senza autorizzazione, abbia iniziato a usare sofisticate tecniche militari di guerra psicologica contro i giornalisti e politici della nazione.

Cosa spingesse Hastings a queste considerazioni al momento non ci è noto, perché ha terminato la sua incarnazione il 18 giugno di quest’anno, all’età di 33 anni. La modalità della dipartita la spiega ancora Russia Today:

è morto tra le fiamme nelle prime ore del mattino di martedì 18 giugno 2013 a Los Angeles mentre guidava una Mercedes del 2013. La notte della sua morte era andato a trovare la sua amica, Jordana Thigpen, per chiederle di prestargli la sua Volvo, poiché credeva che la sua Mercedes C250 fosse stata manomessa.
Anche l’ex coordinatore statunitense per la sicurezza, la protezione delle infrastrutture e il terrorismo, Richard Clarke, ha avuto delle considerazioni nel dire che un tale incidente stradale era coerente con un attacco informatico all’auto. Si crede che, come gli infarti, questi incidenti ai freni a Boston siano i preferiti dal crimine organizzato e dai servizi di intelligence, dal momento che sono così facili da spacciare come “incidenti sfortunati”. 
Il nostro sistema giudiziario, la polizia e i nostri giornalisti investigativi non sono capaci di capire la tecnologia complessa, sensibile all’andamento del commercio, per non parlare della raccolta di prove, sufficienti da poter decidere se questi eventi disastrosi siano incidenti…o assassini.

Solo sospetti ed ipotesi di complotto, diranno alcuni, e magari può essere così.
Ma siamo sicuri che il sistema computerizzato di un veicolo non possa essere realmente utilizzato da terzi in questo modo? Una risposta a questa domanda ce la fornisce l’esperienza raccontata da Andy Greenberg su Forbes (nota rivista complottista che farebbe venir la pelle d’oca a Nexus), che ha vissuto sulla sua pelle il tentativo (pienamente riuscito) di hackerare il sistema computerizzato della Toyota Prius di cui era alla guida. Un esperimento, che è stato condotto da Charlie Miller e Chris Valsek, esperti informatici e hacker professionisti, proprio mentre erano seduti sui sedili posteriori del veicolo (del 2010) guidato da Greenberg, e che ha fatto vincere ai due gli 80mila dollari messi in palio dalla DARPA per chi fosse riuscito a compromettere il sistema informatico di guida di un autoveicolo per guidarlo a distanza. L’esperienza descritta dal giornalista di Forbes non è stata piacevole: il sistema GPS compromesso, le cinture che si ristringevano da sole, mentre i freni e persino il clackson funzionavano autonomamente, sul cruscotto l’indicatore di velocità ed il contachilometri andavano in tilt ed il servosterzo non rispondeva più ai comandi…
Ma tutto è finito bene, in fin dei conti si trattava di un gioco condotto dai due pirati informatici seduti dietro al guidatore, però… se si volesse sabotare a distanza l’auto altrui mentre questi la sta guidando, come la signora Hastings sospetta sia accaduto al marito? E come forse può essere successo a Jorge Haider, l’11 ottobre di cinque anni fa (vedi questo articolo scritto all’epoca da Tom Bosco)?
L’esperimento di Miller e Chris è stato possibile grazie al sistema Safety Connect di Toyota, con il quale tutti i veicoli di nuova generazione prodotti dalla casa giapponese sono sempre collegati in remoto. Ma lo stesso vale per Remote Link utilizzato dal sistema On Star della General Motors o per SYNC della Ford, che permette addirittura di segnalare un guasto, un malore o qualsiasi emergenza tramite un comando vocale: la versione più tecnologica di un angelo custode, viene definito sul sito dell’azienda statunitense.

Il controllo tramite la connessione remota si estende definitivamente quindi anche alle automobili, oltre che ai gadget informatici, ai telefoni cellulari, ai videogiochi (come la nuova Xbox One, addirittura dotata di una tecnologia di riconoscimento visivo attiva 24/24) e alle case automatizzate (smart houses), dove non devi più far la ‘fatica’ di alzare una persiana o trovare il riscaldamento spento dopo una giornata intera di lavoro (Padron Mercato ci tiene ai suoi schiavi, perbacco!). Si realizza così il sogno di Google di automobili che si guidano da sole… o meglio, guidate dai satelliti… come aveva previsto il piccolo Alberto (precisiamo che Google ha anche proposto microchip tatuabili sulla pelle umana come strumento identificativo e attualmente si sta prodigando per la diffusione dell’Internet senza fili in Africa). “Meno il conducente è coinvolto, più alta è la possibilità di riuscita delle interferenze esterne”, spiega a Forbes Thilo Koswoski, analista della Gartner, società che offre consulenze tecnologiche alle aziende produttrici. Viene da chiedersi, allora, se il problema non si presenterà anche per automobili d’avanguardia come la Tesla (a cui abbiamo dedicato la copertina dell’ultimo PuntoZero), dove persino la riparazione del veicolo può essere eseguita in remoto tramite la rete.

Alla luce di quanto sopra, si comprenderà come lo scandalo sollevato dalle rivelazioni di Edward Snowden, utilissimo a smascherare il vero volto del potere agli occhi dell’opinione pubblica, risulti la punta di un iceberg rispetto alla Matrix in cui viviamo. Il problema, infatti, non è soltanto la privatezza dei nostri dati e la violazione possibile della nostra intimità, ma soprattutto l’utilizzo dei sistemi tecnologici come arma contro le persone stesse, a loro insaputa.
Chi legge Nexus sin dall’inizio forse ricorderà un articolo pubblicato sulla nostra rivista ancora nel ‘lontano’ 1996, in cui si presentavano le prove utilizzate dal cittadino statunitense John St. Clair Akwei per una causa civile contro la NSA (eppure all’epoca il Guardian ed il New York Times esistevano già). Ciò che ne emerge è l’utilizzo dei mezzi tecnologici in un modo impensabile per l’uomo medio, ai fini di un controllo capillare sulla vita degli individui, messo in atto appositamente per evitare che qualche pollo all’interno del recinto si accorga di essere tale e tenti di operare per porre fine alla propria ed altrui schiavitù. St. Clair Akwei scrive esplicitamente di singoli cittadini occasionalmente soggetti a sorveglianza da parte di personale indipendente della NSA (vi ricordate i sospetti di Hastings?). Infatti:

Il personale della NSA può controllare le vite di centinaia di migliaia di cittadini negli USA, facendo uso della rete di spionaggio interno e delle attività di copertura. Le operazioni condotte in modo indipendente da queste persone possono talvolta oltrepassare i limiti della legge, ed è possibile che si verifichi un controllo ed un sabotaggio a lungo termine di decine di migliaia di ignari cittadini. Il DOMINT [Domestic Intelligence, ndr] della NSA ha la capacità di assassinare di nascosto cittadini americani, nonché di condurre operazioni di controllo psicologico occulto per fare in modo che ad un soggetto venga diagnosticata una malattia mentale.

Lo stesso intento può, a maggior ragione, esprimersi attraverso tecnologie di utilizzo comune, come si è visto per le automobili. Infatti, come se non bastassero i programmi-spia presenti su tutti gli elaboratori (computer per i non italofoni) che utilizzino un sistema operativo proprietario (in particolare Windows), in grado di comunicare dati al produttore senza la connessione ad Internet, l’ormai famosa NSA sembrerebbe avere anche la possibilità concreta di interferire direttamente con lo strumento utilizzato. Infatti, la rete di sorveglianza dell’agenzia per la sicurezza statunitense…

si basa su dei congegni a composizione cellulare che possono controllare l’intero spettro EMF [cioè delle frequenze elettromagnetiche, ndr]; questo equipaggiamento è stato sviluppato, attuato e tenuto segreto nello stesso modo in cui lo sono stati altri programmi elettronici a scopi bellici.

Addirittura, scopriamo che la NSA è in grado di interferire a distanza con i singoli elaboratori informatici attraverso il programma di Spionaggio dei Segnali (SIGINT) da questi emessi, senza il collegamento ad Internet. La National Security Agency

tiene sotto controllo tutti i PC ed altri computer venduti negli USA, e questo costituisce parte integrante della Rete di Spionaggio Interno. Le attrezzature EMF della NSA si possono sintonizzare sulle emissioni RF (radiofrequenze) derivanti dai circuiti elettronici dei personal computer (scartando nel contempo le emissioni dei monitor e degli impianti elettrici); le emissioni RF dei circuiti dei PC contengono informazioni digitali presenti nel computer stesso e le onde RF codificate dalle apparecchiature della NSA possono mandare in risonanza i circuiti dei PC, ed in questo modo sostituirvi i dati. Così la NSA può ottenere accesso senza cavi sullo stile dei modem, in tutti i computer del paese, per la sorveglianza o per l’elettronica militare anti-terrorismo.

Ciò prefigurava, ancora diciott’anni fa, la possibilità di modificare od eliminare il contenuto di documenti presenti nei vostri elaboratori, senza nemmeno che siate connessi alla rete.
Oggi questo sistema di controllo orwelliano viene giustificato con la ‘necessaria’ lotta al ‘terrorismo’, ma all’epoca si era ancora lontani dal clima post-11 Settembre e dal Patriot Act. Lo stesso Dipartimento della Giustizia USA, in un documento rilasciato il 9 agosto e menzionato dal Fatto Quotidiano del 12 agosto, afferma che il controllo della NSA e delle altre agenzie di intelligence riguarda

ampi volumi di dati in circostanze in cui è necessario farlo per identificare un numero di informazioni molto più ristretto.

Spiare tutti, quindi, per poter individuare tra i metadati forniti quelli veramente rilevanti.
Ma qual è, allora, il genere di informazioni che, in numero più ristretto, è assolutamente necessario monitorare? Secondo l’amministrazione Obama, si tratta di informazioni che compromettono la sicurezza nazionale (da notare che anche la violazione del diritto d’autore è considerato un atto ‘terroristico’ negli States), come se i presunti terroristi comunicassero tra loro attraverso i mezzi informatici. E se invece i nemici della nazione fossero coloro che stanno eseguendo ricerche ‘scomode’, utili a svelare il funzionamento della Matrix? Se, ad esempio, l’attività di un giornalista in odore di indipendenza intellettuale e capacità professionale fosse monitorata a distanza dall’intelligence statunitense (e non solo), fino a giungere ad incidenti sospetti come quello subito da Hastings? In tal caso, le parole del Dipartimento di Giustizia USA sembrano quasi una confessione.

Ma forse, la vera domanda da porsi dovrebbe essere: cosa ci spinge a continuare ad alimentare questa Matrix? Sonia alla fine ha scelto di non lasciarsi sedurre dall’offerta di un risparmio di denaro in cambio della propria libertà (e non solo). E anche se il motto di Supereasy è “la serenità guida con te”, la mia amica ha scelto una serenità come condizione interiore, che dipende unicamente dall’individuo e solo all’interno di esso può essere coltivata e fatta fiorire, anziché una serenità fittizia, concepita come assenza (temporanea) di preoccupazioni esterne. Una serenità apparente che in realtà si configura, in questo Mondo economico, come sottomissione totale ad Ahrimane e ai servitori del suo volere. Firmiamo una limitazione alla nostra libertà in cambio di una (apparente) convenienza monetaria nell’immediato, facciamo incidenti perché distratti dai mille impegni e preoccupazioni, siamo di fretta perché il tempo è denaro e per averlo dobbiamo lavorare, ma anche pagare le tasse… e così milioni di persone, su una scatola di latta (più o meno confortevole, più o meno tecnologica od esteticamente appagante) si riversano sulle strade, in fila per ottenere da Padron Mercato il riconoscimento monetario che permetta loro di sopravvivere… e allora giù colate di cemento, strade, autostrade, tangenziali, sopraelevate, svincoli, perché non si sa mai che possa rimanere ancora terra disponibile quando gli umani si accorgeranno di non poter mangiare il denaro… il denaro, il denaro e ancora il denaro, le nostre stesse vite si sono trasformate in denaro, un segno positivo o negativo su un estratto conto bancario, niente più e niente meno, e se fallisci sei finito, smarrito, suicidato (Chi muore in Matrix muore anche nel mondo reale, si dice nell’omonimo film del 1999). E pensare che il 98% di questo denaro è immateriale. A che pro, allora, dannarsi per esso, al punto da anteporlo alla nostra stessa Vita?
Proprio l’immaterialità stessa dello strumento di pagamento dovrebbe invece ricordarci la sua natura e funzione, cioè uno strumento, non un fine, o meglio “un mezzo per ottenere quelle comodità che ci rendono piacevole questa avventura che è la vita, non certo l’obiettivo delle nostre esistenze. Io la povertà l’ho conosciuta e l’ho vista, ma i più poveri che ho conosciuto sono quelli così poveri che hanno soltanto i soldi”. Parole del deputato Alessandro Di Battista (M5s) pronunciate alla Camera il 3 ottobre scorso.
Affinché il denaro torni però ad essere l’unità di misura della ricchezza è necessario considerarlo tale dentro di noi, quando ci rapportiamo ad esso. E da questa intima propensione, potranno sorgere proposte sociali in grado di trasmutare la Matrix stessa in una realtà totalmente diversa, dove gli umani possano imparare sin da bambini a vivere ed esprimere la Vita anziché inseguirla.

 

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Il Super-Stato canaglia senza freni

…Riporto qui un pezzo di Uriel Fanelli: uno che una volta o due s’è occupato di me per darmi del nazifascista genocida di ebrei, ma non gliene voglio; ha un angolo cieco nell’anima. Adesso sfido i suoi insulti perché questa sua rivelazione è di essenziale importanza e ciascuno deve prenderne coscienza – possibilmente i politici, se ce n’è ancora qualcuno. Leggete e poi, sotto, il mio commento. (MB)

Il gratis che uccide
di Uriel Fanelli

Forse molti di voi si sono accorti di un atteggiamento allarmato da parte mia. Non tanto per PRISM, quanto per tutte le sue implicazioni. Ho motivo per allarmarmi? Essenzialmente si. Si tratta di dialoghi estemporanei che ho con persone che non sono -grandissimi- manager, ma sono pur sempre dei product owners, gente che manda avanti singoli “prodotti”. Per intenderci, “google maps” è un “prodotto” e dentro Google ha un “product owner” , un manager che lo gestisce.
Nella mia posizione , parlo coi product owners di applicativi che usano il nostro plesso per comunicare, circa 370. Cosi’, quando ci scappa la cena per il lancio di un prodotto , o di una nuova versione, mi capita di avere dei dialoghi interessanti. E allarmanti.
La settimana scorsa, per dire, parlavo con il product owner di un prodotto che verra’ lanciato, che è un sistema di billing. Si, usare il cellulare come carta di credito e bancomat. E’ un progettone grande, con due dozzine di vendor coinvolti, e ancora piu’ tenants che vogliono aprire canali di vendita. Hanno circa 60 , solo tecnici, per l’integrazione, piu’ tutta la parte di progetto, sviluppo, project management. Un progettone da 200 FTE per due anni, nel mondo telco, si nota.
Si parlava, per via del mio lavoro, di forecast di traffico, ovvero di quanti utenti, quanto uso, eccetera. Mi serve per dimensionare il nostro sistema. Il dialogo e’ stato circa questo:

Uriel: Allora, avete dei forecast di traffico?
PO: si, sappiamo che , se lanciamo prima di Natale, avremo tot e tot di traffico.
Uriel: beh, e’ una bella partenza. Avete idea di come possa sviluppare dopo?
PO: non facciamo piu’ proiezioni, come una volta, per via degli Over The Top.
Uriel: cioe’?
PO: prendi per esempio il progetto <anti theft> , quello per cancellare i cellulari rubati o per localizzarli. Quelli che abbiamo fatto insieme a <grande casa di sicurezza>. Appena Google ha visto che noi ed altri facevamo soldi , hanno fatto la stessa cosa GRATIS. E arriva di default su OGNI android.GRATIS
Uriel: ma che senso ha per Google dare gratis qualcosa con cui si fanno soldi?
PO: ha il senso di sbatterci fuori dal mercato.
Uriel: ma sbattendo fuori dal mercato i concorrenti non fai cash flow. Non ti entrano soldi. Come finanziano questi progetti?
PO: quando google annuncia il suo prodotto, il “mercato” in borsa lo premia sempre con un fiume di soldi. Un fiume senza senso.
Uriel: e quando lo annunciate voi?
PO: non ci capiamo. A comprare le azioni di google con qualsiasi scusa buona, anche se annunciano una nuova receptionist bionda nella sede centrale, e’ la FED. Stampano soldi e li buttano cosi’. Noi abbiamo solo il normale mercato finanziario.
Uriel: ah. Ma cosi’ come fate coi nuovi prodotti?
PO: non ci saranno nuovi prodotti consumer dopo questo. Noi, e quasi tutte le telco, stiamo uscendo dal mondo del VAS consumer. Questo, per noi, e’ l’ultimo.
PO2: e non dimenticare che gli americani sono molto interessati a dati sulle transazioni finanziarie. Appena Google fara’ il suo prodotto uguale al nostro, il governo gli paghera’ uno, due miliardi di dollari all’anno per avere i dati. Potranno offrirlo GRATIS e SENZA alcun costo o commissione.

Adesso ce l’ho chiaro: compagnie come twitter, che hanno ricevuto prestiti da UN MILIARDO DI DOLLARI senza neanche avere un business model, (1) offrono gratis servizi che a chi sta su un mercato normale, ove le cose costano, costano.
Tante telco hanno provato ad introdurre servizi di microblogging, ma nessuna aveva dietro prestiti da UN MILIARDO DI DOLLARI, e quindi non poteva competere.
Andiamo a seconda discussione con PO, questa volta e’ una delle tante case automobilistiche che, come da direttiva UE, dovranno installare una microsim in OGNI auto , per chiamate di emergenza e crash reaction. Uriel, come al solito, ha bisogno di una previsione del traffico.

Uriel: allora, che forecast avrete? So che volete entrare nel mercato gia’ prima del 2015….
PO: vero. Copriremo subito tutti i nuovi modelli, e tra OTA per l’abilitazione e blablabla <dettagli tecnici inutili qui> il nostro traffico sara’ tot. Con lo SLA tot. E availability tot.
Uriel: fischia. E come cresce fino al 2015?
PO: fino al duemilaquindici ci sara’ questo rampup, con un ovvio picco quando si trattera’ di installare le scatoline sulle auto, come obbligo.
Uriel: pero’ . Ok. Per curiosita’, avete delle simulazioni anche per dopo il 2015?
PO: non facciamo piu’ questo tipo di simulazioni, cosi’ a lungo termine. Non sappiamo nemmeno se ci saremo ancora.
Uriel: ok, so benissimo che nessuno prevede il mercato cosi’ a lungo. Mi chiedevo solo se aveste almeno a spanne un’idea.
PO: no, davvero. Non sappiamo davvero se ci saremo ancora.
Uriel: eh? Mi sembra un pochino difficile che qualcuno vi scalzi…
PO: per niente. Potrebbero dare le auto gratis.
Uriel: eh?
PO: hai presente quando compri una stampante? Paghi 20 euro una stampante, e poi loro si rifanno sulle cartucce. Sul materiale di consumo.
Uriel: ah. E vogliono farlo con le auto?
PO: si. Con quelle elettrica. La <casa di auto elettriche USA> sta prendendo contatti con banche, per un finanziamento enorme. Produrra’ auto che daranno GRATIS, e si rifaranno sulla batteria e sulle altre parti di consumo , tipo i pneumatici, o altro.
Uriel: ma a parte la batteria….
PO: mica tanto. Il motore elettrico puo’ anche stare dentro la ruota stessa, e allora la ruota andra’ mandata in manutenzione: sai, gli urti, l’acqua, lo sfasamento: ogni tanto dovrai fargli manutenzione, se vuoi quattro ruote che girino all’unisono. Anche quelle saranno beni di consumo. Come la batteria.
Uriel: e perche’ non lo fate anche voi? Avete anche voi le auto elettriche.
PO: perche’ per dare un’auto gratis a tutti, e recuperare i costi in dieci anni, servirebbero 20-30 miliardi di euro: occorre prima farle, ‘ste auto. Poi col tempo si va a break even. Ma se ci presentiamo a chiedere 30 miliardi di euro a dieci anni, i mercati ci ridono in faccia.
Uriel: e a <casa di auto elettriche USA> non ridono in faccia?
PO: no, perche’ loro si presentano a banche che fanno venture capital, che poi producono bond, che poi il governo (la FED) gli compra in contanti, stampando soldi.
Uriel: e non c’e’ modo di avere soldi qui in Europa, per qualcosa del genere?
PO: tra noi, e <grande casa tedesca di automobili> servirebbero 200 miliardi di euro per fare una cosa simile. Stiamo parlando di una cosa tipo “da domani si regalano auto”, capisci? Tutto il mercato cancellato. E poi occorre costruire la filiera e la distribuzione e l’item management delle parti.
Uriel: quindi non scherzavate?
PO: no, sul serio. Potremmo anche non esserci piu’. Non hai notato un certo calo nello sviluppo di nuovi modelli?

Ora, quando cominciano a farvi dei discorsi del genere, iniziate a chiedervi che diavolo stia succedendo. Perche’ se abbiamo ,2,4,6,8,10, sappiamo bene che poi seguiranno 12,14,16…. e sappiamo che divergeremo verso infinito.
Ma come diverge un trend simile? Semplice: diverge con la cancellazione di qualsiasi industria europea. QUALSIASI COSA facciate, sinche’ la fed stampa soldi, potranno darvela GRATIS.
Oh, non e’ un gratis davvero gratis. E’ come la stampante che vi costa 20 euro e poi ogni cartuccia ne costa 40.
Ma il punto e’ che questo modello “tutto gratis, e il ROI arrivera’”, nel caso di industria manufatturiera, ha costi iniziali MOSTRUOSI. Che solo una banca centrale che stampi dei soldi a iosa puo’ sostenere.

Fonte immagine: pacsteam.org

È ovvio che questa situazione non puo’ reggere a lungo. Prima o poi, qualche crollo eclatante svegliera’ i politici che ancora non hanno capito il problema, ed i governi, ed i popoli, che ancora non hanno realizzato che il GRATIS uccide.
Sarete felicissimi di avere il vostro cellulare gratis , e di avere anche l’abbonamento gratis. Meno felici sarete perche’ ad offrirvelo saranno Google e Facebook, che si rifinanzieranno vendendo i vostri dati ad NSA. E sarete ancora meno felici quando , siccome TUTTE le telco chiuderanno, rimarrete disoccupati. Sarete dei disoccupati col telefono gratis in tasca.
Sarete felicissimi quando avrete la vostra auto elettrica gratis. Sarete meno felici quando , compreso l’indotto, rimarranno a casa altri 6 milioni di lavoratori in Europa, piu’ i benzinai, piu’ le officine di ricambi. Ne avrete una sola. Americana. Quando l’auto si rompe lo segnala ad un sistema di “industrial internet ” , che produce il pezzo e ve lo manda. Nel tempo, ve lo manderanno prima che si rompa. (http://www.ge.com/stories/industrial-internet)
Ovviamente, oltre ai vostri soldi prenderanno anche quelli del governo USA, cui l’automobile comunichera’ la sua posizione, e l’identita’ dell’autista e delle persone a bordo. Qualche altro miliardo non fa male.
Se non si svegliano, e oggi solo DUE leader europei sembrano aver capito il gioco (Una e’ tedesca, l’altro e’ francese) , non solo l’ Italia, ma l’intera Europa perderanno l’intero manufatturiero, schiacciato dal “gratis” americano.

Gli americani useranno la FED come finanziatore per merci e servizi GRATIS. A questo si aggiungera’ lo spionaggio che regalera’ altri soldi, per avere i dati da servizi e prodotti. Questo implica, nel lungo termine, la scomparsa totale di OGNI azienda che non sia americana.
Gli americani inonderanno di servizi e prodotti GRATIS o sottocosto il mercato, al solo scopo di eliminare ogni industria e ogni grande azienda che non sia americana.
I primi a subire questa cosa sono i “Tier-1″ telco. Ovviamente, l’attacco parte laddove l’abitudine al “gratis” e’ forte. Ma gia’ dei middle manager – con cui parlo- sono al corrente del pericolo nel mondo automotive. Qualcuno ha gia’ paura nel mondo della produzione di aerei civili: gli USA vogliono essere l’unico paese con un’aereonautica.
In tutti i settori ove gli USA vogliono restare leader, si stanno concentrando i soldi stampati dalla FED, sotto forma di finanziamenti che di fatto sono a fondo perduto, il cui scopo e’ di offrire prodotti e servizi GRATIS, al cui scopo ultimo c’e’ la cancellazione di ogni altra industria concorrente.
Per questo e’ necessario bloccare, con urgenza assoluta, l’accordo di libero scambio UE-USA. Se succedera’, diventeremo tutti dei barboni col cellulare in tasca, (gratis), che cercano disperatamente un lavoro girando su un’auto (gratis) , ma non sapremo ancora come mangiare oggi. Anzi, forse per un pochino – in modo da distruggere l’agricoltura europea – vi daranno il cibo gratis, come fa Dropbox, gratis sino a due GB. Allora vi daranno cibo gratis, diciamo sino una volta a settimana. Quel tanto che basta a sopravvivere.
Inizialmente le masse gioiranno di tutta questa roba gratis, gioiranno cosi’ tanto che non vedranno le fabbriche europee chiudere tutte, una ad una. Perche’ McDonald’s vi dara’ il cibo gratis, a patto che qualcuno sappia cosa mangiate e dove e quando. Quindi , magari, all’inizio non sentirete neanche la fame.
Poi quando voi scoprirete che mangiate merda – gratis – da McDonald’s , che guidate un’auto elettrica di merda – ma gratis – che vestite con vestiti riciclati – gratis – vi chiederete se per caso non potreste avere di piu’. Vedrete i ricchi del mondo che mangiano meglio, che guidano auto migliori, che vestono meglio, e allora, nella DIFFERENZA tra poveri che vivono di merda ma gratis, e ricchi che hanno tutto, capirete che non potete permettervi piu’ nulla se non la merda che il convento passa gratis. Allora cercherete un lavoro per guadagnare di piu’, e scoprirete che il gratis ha distrutto OGNI azienda.

C’e’ qualche settore al sicuro? No.
La moda? Facile. Immaginate di produrre un vestito riciclabile, e di darvene GRATIS 4-5 esemplari ogni anno, a patto che poi torniate con lo scontrino dalla stessa azienda a restituire il vecchio e prenderne uno nuovo, diciamo a 30 euro, l’anno dopo. Risultato: i vestiti “veri” li avranno solo i ricchi, il 5% della popolazione. Su quella scala, il progetto va a break even in 6-7 anni. Richiede certo un investimento iniziale ENORME, ma poi il prezzo del vestito e’ solo il costo di riciclaggio. Inoltre, qualcuno che ha un NSA ci mettera’ i suoi soldi per sapere di preciso come siete vestiti, cosicche’ ogni telecamera vi possa riconoscere meglio. E tutto il vostro settore “moda” collassa in pochi mesi.
Il cibo? Oh, Mc Donald’s della situazione vi dara’ da mangiare gratis, nel senso che vi dara’ il “refill infinito”: se comprate UNA VOLTA, poi avete refill infinito (come con la coca cola nei McDonald’s USA), con un “renew” di 40 dollari al trimestre. A patto che torniate nello stesso negozio con lo scontrino ed un documento. In qualche anno, questo cancella ogni altro catering o industria alimentare. Incidentalmente, NSA paghera’ per sapere dove mangiate, e quando, e qualche azienda di assicurazioni sanitarie paghera’ per sapere cosa e quanto mangiate.
Non c’e’ limite al gratis: vi possono dare l’ Hotel gratis a patto che ritornate, e cancellare ogni settore turistico. Vi possono dare qualsiasi cosa, a patto che qualcuno paghi immensi costi iniziali, e poi venda le informazioni a qualcun altro che e’ interessato.
Non illudetevi di essere al riparo, nessun settore lo e’. Il mondo IT lo sperimenta prima perche’ e’ iniziato cosi’. Ma arrivera’ ovunque. Tutto cio’ che fate, qualcun altro lo fara’ GRATIS.
Personalmente non credo si arriverà lì, perche’ vedo qualcuno ostinatamente determinato a bloccare il trattato di libero scambio, e almeno due politici che si opporranno a questo.
E credo che presto qualche telco europea fara’ un grosso botto, manifestando chiaramente il problema, che oggi attacca soprattutto il mondo IT, schiacciato dal “gratis” americano.
Quando succedera’, verranno prese “misure straordinarie” , e non riesco ad immaginare quali.
Mala tempora currunt.

Uriel

(1) CHIUNQUE si presenti in banca senza avere un business model, per quanto famoso, NON prende una lira. Quelle finanziarie hanno semplicemente preso quel credito di twitter, di classe junk, e lo hanno rivenduto alla FED, che ha stampato dollari per pagarlo. Il mercato non c’entra NIENTE.

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Primo commento: …e poi dicono che il complottista è Blondet! La corona suprema del cospirazionista, ormai, spetta Re Fanelli; benvenuto, Maestà.
Il fatto è che il suo allarme è ben fondato perché gli deriva dalle sue esperienze di lavoro. Sono convinto anch’io che questo sta facendo la FED. Stampare dollari senza limiti per rovinare gli altri Paesi e popoli, è il gioco più facile. È la forma sofisticata di quella che si chiamava «moneta d’occupazione»: i nostri liberatori del 1945, stampando le Am-Lire che non gli costavano niente ma che noi «liberati» avevamo l’obbligo di accettare, compravano per niente ciò che avevamo prodotto col nostro lavoro.
Coi petrodollari comprano il greggio per niente. Così le merci cinesi, e i cinesi se ne accorgeranno: hanno Himalaya di dollari, che la FED deprezza a volontà stampandone altri. Il dollaro come valuta di riserva mondiale, equivale alla «moneta d’occupazione» – ovviamente globale.
Ora, che il progetto finale di asservimento sia quello descritto – o temuto – da Uriel, è più che probabile. Forse per Washington inevitabile.

Su una cosa il Faneli sbaglia: quando sostiene che «oggi solo DUE leader europei sembrano aver capito il gioco (Una e’ tedesca, l’altro e’ francese)», insomma la Merkel ed Hollande. Da quando lavora in Germania, questo Uriel adora la Merkel. La Merkel ed Hollande hanno protestato per lo spion aggio svergognato che il servizio americano fa sui loro telefoni, ascoltando non tanto governanti ma uomini d’affari, imprese e aziende – al chiaro scopo di rubare idee commerciali. È una protesta finta. (1)
Infatti, Angela Merkel è quella che più preme per raggiungere l’Accordo USA-UE di libero scambio: che significa sciogliere l’Europa burocratica ad egemonia tedesca, in un mercato comune americano – dove noi avremo l’obbligo di adottare le normative americane, poniamo, sugli OGM, sui vitelli gonfiati con gli estrogeni e tutte le porcate americane; dovremo accettare «il libero mercato» nella Sanità e nel sistema pensionistico (altrimenti non siamo competitivi), rinunciare ad ogni regolamentazione della finanza selvaggia come l’hanno concepita, voluta ed imposta in Usa.
Ossia assoggettare tutta la vita umana dell’Occidente alle ragioni delle rendite monetarie di Wall Street e alla sua criminalità. Anche dopo lo scandalo Datagate la Merkel punta a quello (2). E a quello arriveremo. (Usa-Ue. Merkel dice sì ad avvio trattative libero scambio)
Sì, può darsi che tra i governanti europei, e soprattutto tra gli industriali e gli amministratori delegati, corra un brivido di paura a scoprire l’immane misura dello spionaggio a cui sono sottoposti dall’alleato. Vedere come l’alleato li deruba di brevetti, idee, informazioni strategiche può essere stato, soprattutto perché lo fa’ senza scrupoli e senza infingimenti: «È per la vostra sicurezza», ci sgrida il cane da guardia della super-potenza, Cameron.
È la scoperta che l’America è ormai il super-stato canaglia, il grande criminale del mondo, ed è ormai scatenato, delinque senza limiti.
Perché dovrebbe porsi dei limiti? Bisognava fermarlo prima; già dall’11 settembre, non accettando la menzogna della versione ufficiale. Invece i nostri politici hanno taciuto quando il ministro americano ha agitato all’Onu un flaconcino pieno di talco come «prova» delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Hanno dato truppe servili d’appoggio all’invasione illegale di Iraq e Afghanistan, senza dichiarazione di guerra e senza che quegli stati minacciassero gli Usa. Cari europei: avete coperto, quando non collaborato, alle torture che il superstato-canaglia faceva o vi chiedeva di fare al posto suo. Avete taciuto quando ha ammazzato persone che riteneva colpevoli di qualcosa, in tutto il mondo, colpendole dall’alto coi droni, senza processo senza giudizio e nemmeno motivazione: «Terroristi», ci assicurava, e voi ci avete creduto.
Per la «lotta al terrorismo», gli avete aperto i dati bancari di tutti i vostri cittadini, attraverso SWIFT a cui qualunque ente americano può accedere liberamente; ed ora vi scandalizzate perché vi intercettano il telefonino della Merkel?
Hanno voluto abolire la distinzione fra banche d’affari e banche commerciali – causa del crack del ’29 – e hanno voluto che fosse abolita in tutta Europa, «per legge»: e voi avete obbedito, politici, economisti, partiti di governo e d’opposizione. E come era prevedibile, s’è ripetuto il crack. E voi, zitti.
Quando hanno annunciato: «Abbiamo finalmente ammazzato Osama bin Laden e l’abbiamo sepolto in mare secondo il tradizionale rito islamico», avete bevuto anche quella. Come volete che il potere americano vi tratti? Sa di potervi far fare tutto quello che vuole.
Nel 2002, la Casa Bianca ha enunciato il suo programma criminale senza ambagi: nel documento «National Security Strategy for United States of America» (del 20 settembre), si è arrogata il diritto «all’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza di qualunque Stato», a suo insindacabile giudizio, considera pericoloso per i suoi interessi. E ciò, in modo «preventivo», ossia prima che la minaccia alla sicurezza Usa si concreti.
Con quest’asserzione, il superstato-canaglia ha liquidato l’ordine internazionale vigente fin dal trattato di Westfalia (1648), il più alto esito della cultura politica prodotto in Europa, lo jus publicum aeropaeum. Con quell’enunciazione, di fatto, l’America s’è svincolata dal sistema di alleanze che essa stessa aveva creato dopo la secondo guerra mondiale. Di più, da allora dichiarato ogni altro Stato «illegittimo», res nullius, terra di conquista senza diritti. Da allora la diplomazia americana non riconosce che una distinzione nel pianeta: da una parte «the US», dall’altra «rest of the world», raccorciato in sigla ROW. Una sprezzante scorciatura.
Avete accettato anche quello, politici europei. Politici? Anche voi intellettuali, politologi cittadini qualificati, opinion leaders eccetera avete accettato, fatto finta di non capire, tenuto bordone al superstato criminale. A chi cercava di avvisarvi, avete dato del complottista-antiamericano (antisemita per far buon peso), da espellere dal dibattito pubblico.
Anzi, la Merkel preme per la zona di libero scambio Usa-UE; e se la vuole lei, la vuole il governo italiano, la vuole la UE, la vogliono tutti. Dunque avrete anche l’ultimo paradiso che Uriel Fanelli ha scoperto: «Tutto Gratis». Il Paese dei Balocchi di Pinocchio, offertovi da Wall Street. Non avete più i mezzi per comprarvi lo smartphone e l’auto? Ve l’affittano, dovete solo pagare un lieve canone mensile, restare aperti alle Entità che vogliono i vostri dati personali – non è forse vero che «non avete nulla da nascondere»? Non siete terroristi, voi. Non siete evasori fiscali: e dunque, che vi intercettino pure! In cambio vi faranno avere tutto, ma non sarete più padroni di nulla.
Nel comunismo, la proprietà privata era un crimine; nell’ipercapitalismo speculativo, è una «inefficienza» sorpassata, che vi faranno passare di testa con la pubblicità: «Perché rinunciare all’ultimo modello? Ve lo diamo noi. È gratis!». Il risultato è lo stesso del comunismo: nessuna proprietà privata, significa nessuna libertà politica. Avrete tutti lo Smartphone: lo stesso. Lo stesso automezzo elettrico-ecologico. Le stesse scarpe, lo stesso vestito. Tutto americano.
È il vostro futuro.
Per i credenti: può essere l’avverarsi, in forma sorprendente e imprevista, della profezia dell’Apocalisse 13: sulla falso agnello che farà in modo che «a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, fosse impresso sulla mano destra o sulla fronte un marchio, in modo che nessuno potesse né vendere né comprare all’infuori di coloro che portavano il marchio, cioè il nome della bestia, o il numero del suo nome».
(E adesso, pronti alla gragnuola d’insulti dell’Uriel (3). È fatto così).

1) Sulla volontà di Hollande (detto La Pera) di distanziarsi dagli americani, non è nemmeno il caso di parlare, è ridicolo. In Francia tuttavia c’è una resistenza ragionata, numerosa e sostenuta da intellettuali ed economisti contro l’euro, l’eurocrazia e gli «Stati Uniti d’Europa» – che in Germania non si è manifestata.
2) La cosa più impressionante del Datagate non è scoprire che ascoltano ed intercettano le agenzie di informazione, come Cia e NSA (dopotutto, è la loro funzione ufficiale); è che sia il corpo diplomatico americano al completo, e a tempo pieno. Hillary Clinton, da segretaria di Stato, ha dato precise istruzioni : per esempio sul captare dati informativi sui dirigenti delle Nazioni Unite, come il numero delle loro carte di credito, le loro password su internet, i loro orari di lavoro, le loro abitudini. «Sapere che un qualunque diplomatico americano che vi avvicina ha ricevuto istruzioni di procurarsi un’immagine ad alta definizione della vostra iride, o un vostro capello per fare la mappa del vostro DNA, rende ormai estremamente difficile stabilire con lui un clima di franchezza» (Paul Jorion). Susan Rice, allora ambasciatrice americana all’Onu, ha vantato pubblicamente (senza scrupoli) i risultati di questo spionaggio totale: «Mi ha aiutato a conoscere (…) la verità, a rivelare le posizioni sulle sanzioni (all’Iran. ndr) e ci ha permesso di restare un passo avanti nei negoziati». La NSA infatti ha vantato i risultati sulla rappresentanza francese all’Onu: «successi silenziosi che hanno aiutato a conformare la politica estera degli Stati Uniti».
3) Come tutti i geni matematici, è alquanto sociopatico. Basti dire che sta trasferendo il suo blog su darknet, perché «il numero dei lettori è tale da risultarmi insopportabile». Specie i « post piu’ visionari, quelli che mi espongono al rischio di essere giudicato un razzista, nazista, comunista, cattolico, satanista, e tutto quello che dicono di me». L’articolo che ho riprodotto, l’ha già spostato su darknet perché è stato troppo letto. Qualcosa di simile alla creatura nel racconto di Franz Kafka, «La Tana».

Fonte: effedieffe.com

 
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Pubblicato da su ottobre 31, 2013 in Governo sovranazionale

 

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Giorgio Napolitano, traditore del PCI e servo della CIA

Salvatore Tamburro – http://salvatoretamburro.blogspot.it/2013/04/giorgio-napolitano-traditore-del-pci-e.html

Con 738 voti, il 20 aprile 2013, due terzi della casta politica ha votato come Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, confermando al Colle un uomo di 88 anni (che secondo il mandato settennale resterebbe in carica fino a 95 anni…alla faccia del rinnovamento della classe politica).

Ma chi è veramente Giorgio Napolitano?
Egli è un uomo che ha sempre cambiato i suoi ideali all’occorrenza, da sempre servile ai poteri forti americani e filo-israeliani, presente ed ossequioso ovunque ci fosse un potere da servire.

Singolare in termini di contraddizioni il fatto che il 9 maggio 2010 fu premiato con il Premio Dan David (Fondazione israeliana che premia personalità che abbiano espresso ammirazione per Israele e per l’ideologia sionista) con questa motivazione: “…per il suo coraggio e integrità intellettuale che sono stati fondamentali nel guarire le ferite della Guerra Fredda in Europa, così come le cicatrici lasciate in Italia sulla scia del fascismo”; proprio lui che in gioventù militava nei G.U.F. (Gruppi universitari fascisti).
Dopo essersi finto difensore della classe operaia e dell’ideologia comunista ha capito fin da giovane che poteva essere l’uomo giusto al posto giusto: un insider-man, utile agli americani in funzione anti-comunista e per agevolare l’imperialismo americano in Europa ed in Italia.

L’ascesa politica di Napolitano si ebbe nel 1953 quando fu eletto deputato nel PCI e poco più tardi si unirà alla corrente migliorista (interna al PCI) di Giorgio Amendola, uomo liberale, antifascista e massone. Una ideologia, quella dei miglioristi, profondamente anti-marxista che portò Amendola e Napolitano a mettersi al servizio di organizzazioni come l’Istituto di Affari Internazionali di Gianni Agnelli e il Council for Foreign Relations di Rockfeller.

Nel 1975 Napolitano strinse anche relazioni con Antonio Nigro, il quale ottenne grossi finanziamenti dalla Fondazione Rockefeller e dalla Fondazione Ford allo scopo di convincere i comunisti ad attraversare un lungo processo di democratizzazione (leggasi “americanizzazione”).
Napolitano ebbe diversi incontri anche con Henry Kissinger, considerato l’uomo-ombra del governo americano e il rappresentante politico dell’ideologia basata sul Nuovo Ordine Mondiale. “L’arrivo al potere dei comunisti – si legge in un documento interno del Fco – costituirebbe un forte colpo psicologico per l’Occidente. L’impegno Usa verso l’Europa finirebbe per indebolirsi, potrebbero così sorgere tensioni gravi fra gli americani e i membri europei della Nato su come trattare gli italiani”. A Londra Henri Kissinger discutendo la situazione italiana con il nuovo Ministro degli Esteri inglese Antony Crosland fa delle rivelazioni sconvolgenti: “La questione dell’obbedienza del PCI a Mosca è secondaria. Per la coesione dell’occidente i comunisti come Berlinguer sono più pericolosi del portoghese Cunhal”.

Nel 1978 Napolitano, su invito del neo-conservatore americano, Joseph La Palombara, è ospite del Council on Foreign Relations (organizzazione che si occupa di strategie globali per conto di importanti famiglie di banchieri come i Rockefeller, i Rothschild e i Morgan) e lì dichiarerà fedeltà alla N.A.T.O. .
Bisognava adesso dare il colpo di grazia al PCI: fu nel 1980 che si posero le basi per una delle operazioni più importanti della CIA: lo stratega Duane Clarridge dà inizio all’operazione chiamata “soluzione finale” e da lui definita “una delle operazione più azzardate della sua carriera: un accordo segreto tra la CIA e il PCI”. Attraverso azioni non violente, ad esempio creando una equipe di tecnici neo-liberisti all’interno di un partito “non allineato” all’ideologia capitalista americana, la CIA riuscì a penetrare nella gestione del PCI. Il cerchio si era finalmente chiuso: alla morte di Enrico Berlinguer nel 1984, come segretario del PCI venne eletto Alessandro Natta ma Napolitano, forte della protezione degli Usa, da lì a poco avrebbe dato il colpo di grazia al partito.

Qualora gli ultimi trent’anni di storia politica non bastassero a rappresentare Napolitano come traditore del PCI, nonchè uomo al servizio dell’imperialismo americano e del potere filo-bancario, ricorderei le recenti manomissioni di alcuni importantissimi articoli della Costituzione, manomissioni da lui avallate e controfirmate, tra tutte l’articolo 81 della Costituzione che il 18 aprile 2012 ha introdotto il pareggio di bilancio, obbligando di fatto lo Stato alla schiavitù delle politiche di austerità, tanto care all’imperialismo-capitalistico americano ed europeista, il tutto secondo i piani dell’ideologia mondialista, rendendo al tempo stesso le teorie keynesiane (basate, invece, su una politica monetaria espansiva che darebbe slancio all’economia) di fatto incostituzionali.

Attraverso la complicità di personaggi come Napolitano, Monti e probabilmente anche Amato al governo italiano l’imperialismo americano potrà continuare ad dominare indisturbato sulla politica e sull’economia nazionale, portando avanti tutti gli obiettivi previsti nella scaletta mondialista: accentramento dei poteri nelle mani di organizzazioni sovranazionali (unione politica europea, B.C.E., F.M.I., W.T.O.) non elette democraticamente da alcun cittadino; politiche basate sull’austerità che stanno conducendo alla recessione economica; drastico aumento della disoccupazione; impoverimento delle classi sociali, riduzione delle nascite e, quindi, riduzione della popolazione

 

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Vandali sotto bandiera Nato

Quando nel marzo 2001 due antiche statue di Buddha vennero distrutte in Afghanistan dai taleban, le immagini dell’atto vandalico fecero il giro del mondo, suscitando legittima indignazione. La cappa del silenzio politico-mediatico copre invece quanto avviene oggi in Siria. I siti archeologici vengono non solo danneggiati dalla guerra, ma saccheggiati soprattutto dai «ribelli» che, alla ricerca di gioielli e statuette, distruggono spesso altri preziosi reperti. Ad Apamea hanno asportato antichi mosaici e capitelli romani servendosi di bulldozer.
Molti delle decine di musei sparsi in tutta la Siria, compreso quello di Homs, sono stati depredati di beni di inestimabile valore storico e culturale, tra cui una statua d’oro dell’8° secolo a.C. e vasellame del terzo millennio a.C. In due anni di guerra sono state cancellate testimonianze di millenni di storia. L’appello dell’Unesco per salvare i beni culturali siriani, parte del Patrimonio mondiale, resta inascoltato. Il perché è chiaro: principali autori dello scempio sono i «ribelli», armati e addestrati dai comandi e servizi segreti Usa/Nato, che concedono loro il «diritto di saccheggio» e la possibilità di portar via dalla Siria i beni rubati per venderli sul mercato nero internazionale. Una pratica ormai consolidata. In Kosovo, nel 1999, chiese e monasteri serbo-ortodossi di epoca medioevale furono prima danneggiati dai bombardamenti, quindi incendiati o demoliti dalle milizie dell’Uck, cui la Nato dette anche la possibilità di saccheggiarli, rubando icone e altri preziosi oggetti. Il tutto sotto la cappa del silenzio politico-mediatico. Quando i taleban distrussero nel 2001 le statue di Buddha, invece, i primi a condannare tale atto furono gli Stati uniti e i loro alleati. Non certo per salvaguardare il patrimonio storico afghano, ma per preparare l’opinione pubblica alla nuova guerra, che iniziò pochi mesi dopo quando, nell’ottobre 2001, forze statunitensi invasero l’Afghanistan aprendo la strada all’intervento Nato contro le forze taleban: le stesse che gli Usa avevano prima contribuito a formare attraverso il Pakistan e che, una volta servite allo scopo, dovevano essere eliminate.
In Iraq, dove durante la guerra del 1991 erano già stati saccheggiati almeno 13 musei, il colpo mortale al patrimonio storico è stato inferto con l’invasione iniziata dagli Usa e alleati nel 2003. Il sito archeologico di Babilonia, trasformato in campo militare Usa, fu in gran parte spianato con i bulldozer. Il Museo nazionale di Baghdad, volutamente lasciato sguarnito, fu saccheggiato: sparirono oltre 15mila reperti, testimoni di cinquemila anni di storia, 10mila dei quali non sono più stati ritrovati. Mentre militari Usa e contractor partecipavano al saccheggio di musei e siti archeologici e al mercato nero degli oggetti rubati, il segretario alla difesa Rumsfeld dichiarava «sono cose che capitano». Come oggi in Siria, mentre quasi tutto il «mondo della cultura» occidentale osserva in silenzio.

Fonte: ilmanifesto.it

 

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1999-2012 : Nato, Serbia, Balcani e Russia

Tratto da “Rinascita” 29 settembre 2012 – http://www.rinascita.eu/?action=news&id=17024

Intervista a Yves Bataille, geopolitico franco-serbo e attivista nazionaleuropeo impegnato contro l’occupazione atlantica dell’Europa fa il punto sulle strategie di dominio atlantiche oggi in Europa, dopo l’aggressione del 1999 a Belgrado

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
D: Yves Bataille, sono trascorsi oramai 13 anni dalla fine della guerra d’aggressione della Nato alla Repubblica Serba. Il 24 marzo 1999 fu ordinato d’iniziare i bombardamenti, un momento importante e tragico perché era la prima volta dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale che la guerra si riaffacciava nel cuore dell’Europa, questa volta mascherata da “volto umanitario” dalle Potenze Occidentali. Ci vuole illustrare le cause che portarono allora all’aggressione di uno Stato sovrano da parte della più forte alleanza militare d’oggi?
R: Sì, era la prima volta dalla seconda guerra mondiale che un paese europeo veniva bombardato da un esercito di una coalizione. Naturalmente le ragioni di questo attacco erano false. Dopo aver aiutato le forze separatiste in Krajina e della Bosnia, l’Occidente con la scusa di evitare una “catastrofe umanitaria” in Kosovo è intervenuto. I 78 giorni di bombardamenti sono la prosecuzione dell’ aggressione iniziato nel 1991. Come primo passo, i paesi dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (Nato) hanno stretto la Jugoslavia e in un secondo tempo si sono portati via il suo cuore, ovvero la Serbia che è la componente principale e la sua armatura centrale.
Le vere ragioni dell’attacco sono numerose. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la riunificazione della Germania, è stato necessario rimuovere il modello originale di Jugoslavia, che aveva due caratteristiche: autonomia e neutralità. La Jugoslavia era “tra Oriente e Occidente”. Come “Est” non esiste più perché è stata invasa dall’Ovest. Gli Anglo-Sassoni hanno voluto introdurre il loro “libero mercato”. La Nato ha voluto estendere ulteriormente il suo controllo al territorio lasciato libero da parte dell’Unione Sovietica nei paesi ex Patto di Varsavia. Co-fondatore del Movimento dei Paesi Non Allineati, la Jugoslavia doveva non solo scomparire, ma servire come banco di prova per le future guerre.
Nel 1990 una relazione della Cia prevedeva il crollo della Federazione. Nel novembre dello stesso anno, il Congresso degli Stati Uniti aboliva i prestiti alla Jugoslavia fino a che le elezioni si sarebbero svolte separatamente in ogni repubblica. Ciò ha contribuito a peggiorare i già difficili antagonismi socio-economici ed etnici che stavano riemergendo. Nel 1986, il Memorandum dell’Accademia Serba delle Scienze e delle Arti (Sanu) indicava questi problemi e richiamava l’attenzione sulle difficoltà dei serbi della Repubblica di Serbia a vivere nella Federazione. Falsamente presentato dalla stampa occidentale come un manifesto del nazionalismo serbo, è servito ad inventare l’esistenza di un piano serbo per “conquistare la Jugoslavia.” In realtà coloro che volevano conquistare la Jugoslavia erano gli occidentali.

Per i centri finanziari di Washington, Londra, Bruxelles e Berlino, il presidente serbo Slobodan Milošević era un “dittatore” che si era opposto alla riforma del Fondo monetario internazionale (FMI) e della Banca mondiale, impedendo il cosiddetto libero scambio (“libero mercato”). Nel suo grande discorso a Gazimestan sulla scena della battaglia di Kosovo Polje nel 1989, davanti a un milione di persone, era stato presentato dagli occidentali come il punto di partenza di un viaggio verso una Grande Serbia, un pericolo per le altre repubbliche. Il moto rotatorio instaurato a Belgrado dopo la morte del maresciallo Tito, doveva essere utile nelle mani dei sostenitori delle varie repubbliche che rappresentavano la Serbia come il pericolo. La verità è che i serbi sono una memoria vivente e hanno una capacità militare riconosciuta, un vero ostacolo alla formazione di un nuovo “Drang nach Osten” Marcia ad Est.

Pur essendo un esercito in gran parte obsoleto, l’Armata Popolare Jugoslava (Jna) era una forza in grado di svolgere una resistenza nazionale sviluppato sulla base della “Dottrina della Difesa Popolare”. La gran parte dei soldati di leva erano serbi dal momento che rappresentavano la maggioranza della popolazione della Federazione. L’esercito jugoslavo però doveva essere descritto come un esercito di conquista, il popolo serbo e i suoi capi criminalizzati e collettivamente demonizzati. Tutte le tecniche di propaganda dei media sono stati usate per questo scopo aizzando contro la Serbia i gruppi etnici delle componenti periferiche della Federazione jugoslava.
Gli Ustascia, la Divisione Handschar, Balli Kombëtar, sono stati presentati come sue “vittime”. Ma in Krajina, Bosnia o in Kosovo, decine di migliaia di morti e la pulizia etnica di centinaia di migliaia di serbi ha distrutto questa favola. La guerra in Jugoslavia è stata una guerra di distruzione della Jugoslavia, una guerra di aggressione contro la Serbia e la guerra contro l’Europa geopolitica.

D: La Nato ha sempre giustificato il suo intervento per fermare i massacri etnici a danno della popolazione kossovara a causa delle Forze Armate di Belgrado, un’ingerenza umanitaria che si è ripetuta recentemente con la Libia di Gheddafi, dove il Kosovo per la tradizione serba è la culla della propria storia centenaria. Si volle a tutti costi creare un Kosovo “indipendente” sulla base, si è sempre sostenuto, degli accordi di Rambouillet, in conformità al Diritto Internazionale e alla Carta delle Nazioni Unite, ecc. ecc. Qual è la sua opinione al riguardo? Vogliamo parlare della pulizia etnica operata nei confronti sei serbi del Kosovo?
R: La denuncia di un massacro è una ricetta che si è dimostrata vincente. Nel loro libro “War and Anti-War“ (“Guerra e Contro Guerra, sopravvivere al XXI secolo“), di Alvin e Heidi Toffler, essi evidenziano che è un requisito indispensabile per l’avvio di qualsiasi guerra. Questo permette di ottenere il sostegno del pubblico e fornisce una motivazione per le spedizioni militari. Questa idea non era nuova, ma è diventata sempre più importante con lo sviluppo dei mezzi di comunicazione e di influenza moderna.

La guerra contro i serbi è da prendere come esempio, perché anticipava i successivi attacchi di Paesi della Nato nei confronti degli Stati indipendenti e sovrani. La Jugoslavia ha sempre portato come modello questo massacro, che poi è stato attuato in Libia per la guerra contro Gheddafi, e ora lo si sta utilizzando contro la Siria. Gli attacchi a Sarajevo, il “massacro” di Srebrenica in Bosnia e il Racak in Kosovo hanno preceduto di poco le nuove azioni della “comunità internazionale”, giustificando così gli incontri drammatici delle Nazioni Unite, le sanzioni, gli embarghi, i bombardamenti, e il rinvio alla Corte Penale Internazionale – Icc. Reale o percepito, l’attacco o la strage pubblicizzata serve sempre a scatenare i mezzi di comunicazione, passando poi alle testimonianze di Ong ad hoc e mobilitare gli ‘opinion leader’.
Quando si studia la cronologia degli eventi che vediamo, la questione del Kosovo è stata sull’agenda degli Stati Uniti fin dall’inizio della guerra, ma è stata tenuta in riserva. Nel 1992, il Congresso degli Stati Uniti ha preso una posizione per la minoranza albanese e ha annunciato l’intervento di Washington nella regione autonoma. Dopo il conflitto di Krajina e della Bosnia, il ministro degli Esteri tedesco, Klaus Kinkel, atlantista, ha annunciato pubblicamente che la questione del Kosovo non sarebbe rimasta un affare interno della Serbia.

Sappiamo che il risultato è stato la creazione di un movimento di mercenari reclutati localmente e all’estero e l’organizzazione di una conferenza internazionale in un Paese con l’obiettivo di imporre un diktat. Il Consigliere Speciale dei separatisti della delegazione albanese a Rambouillet non era altro che Morton Abramowitz, l’uomo che nel Dipartimento di Stato si occupava di operazioni segrete durante la guerra in Afghanistan, avendo a suo tempo fornito i famosi missili terra-aria Stinger ai mujahidin legati a Bin Laden. Quella guerra venne definita da Zbigniew Brzezinski come una guerra per smantellare l’Unione Sovietica, e i volontari islamici che credono nel Jihad sono la punta di diamante di tutte le guerre americane con il supporto delle monarchie arabe.

La messa in scena del cosiddetto “massacro di Racak” (15 gennaio 1999) dove avevamo solo raccolto i corpi sparsi di membri dell’Uck, poi rivestiti facendo credere in un massacro di poveri contadini albanesi, è stata utilizzata per dare il via libera al bombardamento della Nato. Un ruolo in tutta questa messa in scena lo hanno avuto gli “Osservatori” dell’ Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) e il loro capo, l’americano William Walker, già della Scuola delle Americhe (Soa) e implicato negli squadroni della morte in El Salvador, il quale ha seguito personalmente la messa in scena. Successivamente sono seguiti quasi tre mesi di bombardamenti indiscriminati, l’ingresso delle forze Nato in Kosovo e la pulizia etnica dei serbi. Le “catastrofi umanitarie” albanesi erano solo una farsa.

D: La Nato condusse allora una campagna militare essenzialmente aerea -Operazione Allied Force – durata 77 giorni e terminata il 10 giugno 1999, arrivando a 38 mila missioni in totale, in questo non facendo alcuna differenza tra obiettivi militari e civili, una copia di quello già visto sulla Germania durante la II Guerra Mondiale, usare il terrore delle bombe per cercare di piegare un popolo. In che misura questo riuscì in Serbia?
R: La differenza con i bombardamenti sulla Germania è stata l’evoluzione della tecnologia. Nelle operazioni in corso non sono più i bombardamenti a tappeto, ma gli ‘attacchi chirurgici‘. Bombe e missili hanno una maggiore precisione e grande capacità di distruzione. Un missile è sufficiente per far saltare un grande edificio. Ho vissuto i bombardamenti della Nato. La reazione del popolo serbo è stata esemplare. Dopo il primo momento di incertezza, i serbi si comportava come se nulla fosse accaduto. Il ricorso ai rifugi è diminuito nel corso del tempo e la gente ha cominciato a ballare e cantare sotto le bombe. L’Esercito e la Milizia hanno usato una tattica che si è rivelata molto efficace per evitare di essere colpiti, hanno evacuato le caserme e sono stati suddivisi in piccole unità ad alta mobilità, per cui i bombardamenti hanno avuto poco effetto. Nonostante non fosse modernissima, la Difesa Antiaerea (Pvo) aveva costretto gli aerei nemici a non volare al di sotto dei 5000 metri. I radar montati su vecchi camion sovietici dopo aver agganciato gli aerei della Nato e consentito alla contraerea di aprire il fuoco, in tre minuti potevano cambiare la loro posizione per evitare di essere distrutti dai missili antiradar. Ci sono state poche vittime e gli accordi militari dopo Kumanovo (9 giugno 1999) l’Armata serba del Kosovo si ritirò in buon ordine, con quasi tutto il materiale, al contrario dei civili che hanno dovuto pagare un prezzo molto alto. Si parla di almeno 3.500 morti e non 500 come sostenuto da “Amnesty International”. ‘Solo?”, affermano alcuni, come i soliti sostenitori della “guerra umanitaria” che a loro dire è una guerra pulita(?) che salva le persone. Missili e bombe a guida laser sono certamente molto accurati, ma non sempre funzionano bene e sono a volte deviati dal loro percorso. Si deve aggiungere che questo dato non tiene conto delle migliaia di altre vittime degli effetti dei bombardamenti (o decine di migliaia di serbi uccisi prima e/o dopo il bombardamento da parte della forze Nato in Krajina, Bosnia e in Kosovo).

Va ricordato l’uso di proiettili all’uranio impoverito e l’inquinamento derivante dalla distruzione (volontaria) d’impianti petrolchimici, i cui veleni si sono riversati nell’atmosfera. Esiste una correlazione tra i luoghi più bombardati e i tumori.

Specialisti dell’Accademia Militare di Medicina (Vma), mi hanno riferito dell’uso in cinque diverse località del paese di armi batteriologiche, ma l’Ambasciata degli Stati Uniti ha chiesto al governo serbo di distruggere questo file… Le perdite della Nato sono difficili da stabilire, anche se la Nato ha detto che non ne ha avute, ma vi sono state. Decine di armamenti (elicotteri, aerei e Uav) sono stati distrutti e le forze speciali inglesi e americane che appoggiavano le milizie del “Kosovo-Liberation Army” hanno perso numerosi uomini. Operazioni dell’aviazione serba hanno distrutto decine di aerei a terra degli americani a Tuzla (Bosnia) e Tirana (Albania).

D: In un lucido saggio, dal titolo “La Giustizia dei Vincitori”, Danilo Zolo analizza il vero volto delle “Humanitarian Intervention”, che sono presenti nei documenti preparati dalle massime autorità statunitensi, sia politiche sia militari a partire dal 1980. Proprio George Bush nel 1990, in un suo discorso nel Colorado, parlò delle linee guida di un programma di pacificazione del mondo denominato “ New World Order”; successivamente tale progetto venne perfezionato con la direttiva “ National Security Strategy of the United States“ e ulteriormente sviluppato nel “ Defence Planning Guidance”. La stessa Nato doveva trasformarsi da sistema integrato difensivo contro il Patto di Varsavia in braccio armato per i nuovi interventi, come fu presentata al Vertice di Roma del 1991 la “New strategic concept”. Dott. Batj lei che ne pensa, anche alla luce di quanto sta accadendo in Siria in questi giorni?
R: Io dico: E’ il partito che controlla la pistola. L’esercito è solo l’esecutore. Per imporre il “nuovo ordine mondiale” è stata elaborata una dottrina. Questa è la “Casa del Nuovo Ordine Mondiale.” “R2P”Responsibility to Protect è un’iniziativa delle Nazioni Unite (istituita nel 2005 si basa sull’idea che la sovranità non è un diritto, ma una responsabilità e si sviluppa nella prevenzione di genocidi, crimini contro l’umanità, crimini di guerra ed etnici), in realtà è solo una maschera che rende l’aggressore virtuoso, il trucco delle Nazioni Unite imposto dagli Anglo-Sassoni e dalla struttura globalista di Morton Abramowitz, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Turchia, fondatore di International Crisis Group (Icg).

Si possono così presentare come aggressione “umanitaria” dello Zio Sam le spedizioni militari della sua fanteria coloniale. R2P è stata la bandiera agitata contro la Jugoslavia sotto il nome di “giusto” o “dovere di intervenire“ da Bernard Kouchner, il primo rappresentante delle Nazioni Unite come forza di occupazione. Inoltre, non è un caso che la compagna di Kouchner, Christine Ockrent, fosse la rappresentante della Francia per l’ICG o se Martti Ahtisaari, l’editore della separazione del Kosovo, apparteneva anche lui a questa struttura. Personaggi chiave del dispositivo collegato a “Human Rights Watch” (Hrw) e all’”International Crisis Group” (Icg), Gareth Evans (ex ministro degli Esteri australiano), Lee Hamilton (ex Alto Commissario per i diritti umani alle Nazioni Unite), David Hamburg (della Fondazione Carnegie), James Traub (del Council on Foreign Relations). Tutti appartengono al Global Centre for the Responsability to Protect. Questo chiamiamolo pure club anglosassone, al servizio del Anglosfera imperialista che ha imposto R2P presso le Nazioni Unite. Tutte queste persone difendono il cosiddetto “diritto internazionale”, che è una loro interpretazione del diritto e si applica solo in certi luoghi e non in altri. Dopo tre mesi di bombardamenti i serbi avevano accettato la risoluzione 1244 dell’ONU che prevedeva che il Kosovo rimanesse alla Serbia attraverso un “ampia autonomia”. La “comunità internazionale” con Morton Abramowitz ha violato tali accordi con la concessione dell’indipendenza all’entità shiptar (albanesi).

Spinto da una mentalità messianica, questo piccolo gruppo causa le guerre e la distruzione degli Stati indipendenti e sovrani, per imporre quello che loro chiamava la “governance globale”. Nel 1992, il diplomatico americano Strobe Talbott ha riassunto l’idea: “la sovranità nazionale è al termine, erosa pezzo per pezzo, in modo più efficace del vecchio attacco frontale” […] “la nazionalità sarà obsoleta e tutti gli Stati riconosceranno un’unica autorità globale”. Il termine “cittadino del mondo assumerà poi il suo vero significato.” Ecco le guerre del quarto di secolo per soddisfare questa “agenda”.

D: Uno sguardo alla Serbia di oggi del neopresidente Tomislav Nikolić, che è subentrato a Boris Tadić. Come giudica il mandato di Tadic e invece quali prospettive si possono aprire per Belgrado con Nikolić, sarà anche lui un fautore dell’integrazione europea ? E nei riguardi del problema Kosovo che farà il nuovo esecutivo e qual è il sentire del popolo serbo nei riguardi dell’Ue?
R: La posizione del nuovo presidente serbo è quello di una linea tra due linee. Sì all’integrazione europea e un buon accordo di cooperazione con la Russia. Questa posizione è vista con antipatia dagli ambienti atlantici che temono un riavvicinamento con Mosca. Con l’ex presidente Tadić, Washington e Bruxelles erano sicuri di inserire in un modo o in un altro ambito la Serbia nella sfera “euro-atlantica”. Facendo agire in sinergia questi due centri con la speranza poi di arrivare al riconoscimento dell’”indipendenza” del Kosovo.

Se ci fosse un avvicinamento tra Belgrado e Mosca tutto ciò diverrebbe molto più difficile. Indice di questo nervosismo è stato il violento attacco a mezzo stampa di un certo Michael Morgan dal titolo: “Serbia, lo Stato fantoccio russo nei Balcani”, un articolo pubblicato dalla struttura separatista Slobodna Vojvodina. Dalla scissione del Partito radicale serbo (Srs), il Partito Progressista Serbo (Sns) ha beneficiato di risorse molto ingenti per la campagna elettorale, almeno pari a quelle del Partito Democratico (Ds) di Boris Tadić.

E’ stata abbastanza sorprendente questa affermazione, dato che la sua nascita era recente. Si dice nei media che la Russia ha partecipato al finanziamento di questa campagna. Vero o falso, gli occidentali non possono lamentarsi perché hanno finanziato il Partito Democratico e una miriade di organizzazioni non governative che hanno a suo tempo fatto l’opposizione a Milosevic. La “Fondazione Soros”, il “National Endowment for Democracy” e l’ “Usaid” hanno creato una rete di associazioni e Ong che ricevono ingenti finanziamenti.

Nella composizione del nuovo governo vi è stata la nomina di un ultra-liberale caduto in disgrazia sotto Tadić, Mladjan Dinkic, al Ministero dell’economia e un riallineamento dei socialisti al nuovo regime – che “socialisti non sono” come mi ha detto a Belgrado l’ex ministro francese della Difesa Chevènement – e si pone quindi la questione del compromesso e/o del calcolo. A parte il fatto che molti settori dell’opposizione nazionale ritengono che i capi del nuovo regime, Nikolić e Vucic, hanno tradito Vojislav Seselj, il leader radicale imprigionato a L’Aia, per creare con l’appoggio americano-occidentale un partito sul modello di “Alleanza Nazionale” in Italia. Abbiamo così a che fare con dei nazionalisti moderati ansiosi di risparmiare l’Occidente, una mossa destinata a proteggere il nemico e dare tempo, o facendo il doppio gioco. Il futuro lo dirà…

D: La Russia considerata potenzialmente la nazione più vicina alla Repubblica Serba che ruolo ha giocato fino ad oggi? Il ritorno di Vladimir Putin com’è visto a Belgrado?
R: L’Occidente ha sfruttato la momentanea scomparsa della Russia dalla scena, per attaccare la Serbia con gli effetti che conosciamo. La successione di Vladimir Putin ha avuto luogo quando il gioco per la Jugoslavia era già iniziato e la disgregazione territoriale della Serbia in fase di attuazione. In Bosnia e Kosovo i volontari russi hanno combattuto con i serbi durante la guerra, ma erano iniziative individuali o di gruppi. Il ritorno di Putin al potere è stato ben visto a Belgrado, dove molti intravedono una futura alleanza con la Russia per assicurare l’indipendenza e la sicurezza nazionale. La forza dei filo-russi è dimostrata dal gran numero di associazioni serbo-russe. La cooperazione tecnica militare era già stata sviluppata sotto il precedente regime e i russi l’hanno allargata nell’ambito di una base per le emergenze di protezione civile vicino a Nis, base facilmente convertibile in militare dicono gli analisti occidentali. Quest’ultima non è lontana dal campo base statunitense Bondsteel in Kosovo.

La Serbia è diventata anche un importante collegamento – di ben 450 km – per la geopolitica del gas russo alla rete South Stream. È stato costruito a Banatski Dvor, in Vojvodina, un grande serbatoio in grado di contenere 300 milioni m3 di gas, che può fornirlo ai paesi dell’Europa occidentale per un certo periodo: la Serbia ne controllerà il rubinetto. Sembra che ci sarà un’intensificazione della cooperazione tra i due paesi, e alcuni addirittura parlano di una possibile integrazione della Serbia nell’Unione Eurasiatica di Vladimir Putin.

D: Qual è l’attuale situazione dal punto di vista geopolitico dei Balcani, dopo lo smembramento della Jugoslavia?
R: Il campo di battaglia di ieri della Jugoslavia è ora uno spazio frammentato territorialmente. Sei entità teoriche giocano la commedia dell’indipendenza. Nella ex repubbliche di Jugoslavia gli “Stati” hanno perso il controllo delle loro risorse, e l’agricoltura e i settori industriali sono stati venduti a un prezzo ridicolo agli interessi stranieri grazie alle privatizzazioni. Le banche jugoslave sono stati comperate da banche estere, alcune acque minerali della Serbia e le piante di tabacco sono in mano alla “Coca Cola” e alla “British American Tobacco”. La Dalmazia ha perso alcune delle sue isole vendute al miglior offerente. Costruita dal consorzio americano-turco Bechtel-Enka, l’autostrada Zagabria Adriatico è costata tre volte di più rispetto alla stima iniziale. Come già avvenuto nella Repubblica Ceca e in Polonia, i tedeschi hanno comprato le società dei grandi mezzi di comunicazione. Il resto è sotto il controllo degli americani, mentre i francesi controllano l’industria del cemento con Lafarge. Gli Stati Uniti inoltre controllano l’acciaio serbo e i vari supermercati sono di proprietà straniera. La Navigazione sul Danubio si è ridotta notevolmente, e la Slovenia e la Croazia non hanno più l’autosufficienza alimentare e devono importare il cibo da Germania e Austria. Il Montenegro, dove c’è il filo-occidentale Milo Djukanovic, è diventato la ventesima fortuna nel mondo, quasi tutto è stato venduto all’estero.

La Serba Zastava auto è scomparsa a favore della Fiat, mentre gli amici di George Soros con le miniere di Trpca in Kosovo hanno ingaggiato una battaglia legale per sfruttarle. Lo spazio jugoslavo ha subito il furto e il saccheggio. Al posto di un ex stato sovrano federale ci sono dei mini stati–fantoccio che giocano la commedia dell’indipendenza, con la sola eccezione della Serbia. Nonostante la rimozione di Slobodan Milošević, nonostante il disastroso periodo di “transizione democratica” a tutti i livelli (non dimentichiamo la consegna dei patrioti al Tribunale dell’Aia), lo Stato serbo ha mantenuto una forte identità e una capacità di resistenza elevati. Così non è entrato nella Nato, nonostante la “transizione democratica”, e continua a resistere in Bosnia e in Kosovo … E la Republika Srpska in Bosnia non sarà sepolta in un ente dominato dai musulmani e un giorno vorrà riunirsi alla Repubblica di Serbia. In Kosovo nel Nord vi sono le barricate che esprimono il rifiuto serbo di cedere al potere dei leader albanesi arrivati ​​con la Nato. Questo tipo di resistenza senza leader, al di fuori e al di sopra delle parti, è un modello nel suo genere e la barricata di Kosovska Mitrovica – Ponte sul fiume Ibar, è sorvegliata giorno e notte dai volontari, è un simbolo che la Nato non può accettare e l’attacca cercando di rimuoverla.

D: Infine i rapporti Italia Serbia, che hanno toccano il livello più basso dopo il via libera dato dal governo D’Alema agli aerei Nato della base di Aviano e aerei dell’AMI sono stati impegnati in operazioni belliche. Ora al governo c’è Monti uomo della Goldman Sachs, che ne pensa?
R: D’Alema o Monti, credo che per i serbi non faccia troppa differenza. E’ noto in Serbia come i primi aerei Nato per i bombardamenti, esclusi i missili da crociera sulle navi, siano partiti dall’Italia. Ma questo è secondario, perché tutta l’Europa occidentale è considerata una base Usa. Tuttavia, gli italiani sono visti ancora positivamente. Durante la seconda guerra mondiale l’occupazione italiana di una parte della Jugoslavia non ha lasciato troppi brutti ricordi. All’inizio della guerra (il 1990), Seselj ha chiesto una “frontiera comune con l’Italia” sul lato della Krajina Knin e la Dalmazia! A differenza degli “alleati”, l’Italia non ha chiuso la sua ambasciata durante i bombardamenti della Nato.

Si è rinnovato il legame con la Fiat a Kragujevac, mentre la Peugeot voleva subentrare alla Zastava Fiat, ma alla fine ha vinto il gruppo di Torino. Il comportamento del governo francese è così vile che tutti i prodotti francesi ne subiscono le conseguenze. Presto la Francia produrrà ed esporterà “i diritti umani”. Gli italiani hanno anche costruito un grande ponte sulla Sava, affluente del Danubio a Belgrado, anche se si parla di una tangente di grandi dimensioni sotto il precedente regime.

 

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…é finito il tempo delle scuse!

27/02/2012
di Massimo Mazzucco – http://www.luogocomune.net
Nella recente discussione sui militari in Afghanistan (che io ho definito “assassini prezzolati”), diversi utenti hanno espresso opinioni contrarie alla mia: “La colpa non è loro perchè sono avidi o killer (tranne qualche testa bollente) ma perchè “qualcuno” ce li ha portati lì a fare quello che gli dicono di fare”. “La colpa non è tanto dei militari quanto più di chi ce li manda, e dire che tutti ammazzano donne e bambini innocenti è sbagliato.” “I militari sono solo pedine di questi grandi giochi: prendersela con loro è proprio un atteggiamento miope.”

Fino a ieri anch’io la pensavo così, e non ne ho mai fatto mistero. Anzi, lo sostenevo a gran voce, proprio per portare l’attenzione sul meccanismo perverso che mette poveri contro poveri in tutto il mondo per trarne un vantaggio personale: ad alcuni di loro si mette in mano un fucile, li si convince che gli altri sono degli esseri disdicevoli che vanno eliminati al più presto, e li si manda a casa loro ad ammazzarli. Quando tutto è finito, il soldato che è sopravvissuto riceve una medaglia, quello morto una bandiera sulla bara, e chi ce li ha mandati tiene per sè tutto quello che hanno conquistato. (Nel frattempo c’è anche chi conta io soldi incassati per aver venduto armi ad ambedue le nazioni, ma questo ora non ci interessa). 

E’ sempre stato così, dall’alba dell’umanità. Guerre di conquista o di religione che fossero, …

… è sempre stato facile per i leader delle varie nazioni trovare spade per la propria croce. Come sappiamo “l’informazione è potere”, e l’ignoranza della gente è sempre stata tale che le si poteva raccontare tutto quello che si voleva. 

Nerone ci ha messo cinque minuti per convincere i romani che fosse stata una strana setta religiosa ad incendiare la città; la Regina Isabella ce ne ha messi setteper convincere i Conquistadores che i popoli del “nuovo mondo” fossero tutti dei selvaggi senzadio, e quindi si potessero sterminare tranquillamente. E Hitler ci avrà messo al massimo un quarto d’ora per convincere i tedeschi a conquistarsi a cannonate la loro “lebensraum”, prima di venire schiacciati dagli slavici mangiabambini.

Negli ultimi 50 anni però le cose hanno iniziato a cambiare. Con la tragedia del Vietnam gli americani hanno visto in diretta TV cosa sia davvero una guerra di conquista, e da lì sono nati i primi movimenti pacifisti che avrebbero poi portato all’abolizione della leva obbligatoria in tutto l’occidente.

Da diversi anni ormai i militari di tutte le nazioni cosiddette “avanzate” sono dei professionisti a pagamento. Ma il succoso assegno mensile non bastava ancora per motivarli ad andare a combattere con piena determinazione nelle terre da conquistare. Prima di poter tirare il grilletto qualunque essere umano deve essere convinto di fare una azione giusta, o comunque necessaria alla propria difesa. Ed infatti c’è voluto un 11 settembre “fatto dagli islamici” per vedere migliaia di soldati americani partire a testa bassa per Afghanistan e Iraq, convinti di andare a combattere una religione violenta e pericolosa, e quindi a difendere le nostre libertà.

E in ogni caso, prima di mandarli al fronte vero e proprio, era necessario sottoporli ad un violento e ripetuto lavaggio del cervello (come quello del filmato). I generali sapevano bene che cosa avrebbero trovato. Ed infatti molti di quei soldati prima o poi si rendevano conto dell’inganno, provavano repulsione per quello che stavano facendo, e sentivano il bisogno di fermarsi immediatamente. Ma a quel punto scoprivano che erano obbligati ad andare avanti dal contratto di lavoro, e se lo avessero violato sarebbero finiti davanti alla corte marziale.

Non a caso sembra che ci siano state più vittime di suicidio, fra i militari USA in Iraq, di quanti ne siano morti in combattimento. E quelli morti in combattimento sono ormai più di seimila.

Non parliamo poi delle migliaia che tornano a casa e non riescono più a rientrare nella vita “normale”: c’è chi si perde nella droga, chi finisce in manicomio, chi si spara un colpo un bocca, e chi nel bel mezzo di un compleanno afferra il mitra e stermina la famiglia intera, convinto di essere accerchiato dai talebani.

Queste cose accadevano anche nel passato, naturalmente, ma nessuno di noi lo sapeva, perchè i media ci proteggevano amorevolmente dalla cruda verità. Oggi invece abbiamo internet, sappiamo che i media ci mentono sistematicamente, e sappiamo anche bene che cosa nascondano le loro bugie. E oggi internet non è più un “settore di nicchia”, ma un mezzo di informazione primario, al quale spesso i media stessi si rivolgono per avere notizie di prima mano, ed al quale oggi chiunque può accedere facilmente se vuole davvero sapere come stiano veramente le cose. 

Chiunque decida oggi di fare il militare a pagamento, ha quindi il sacrosanto dovere di informarsi prima su come, dove e perchè verrà probabilmente utilizzato il suo “professionismo”.

Ai tempi di Norimberga potevi ancora dire “Non sapevo nulla dei campi di sterminio”, oggi non puoi più farlo. Accendi il tuo stupido I-phone, e invece di gorgheggiare con la fidanzata vai su Google e prova a digitare Abu-Grahib. Così scopri subito chi sono gli sterminatori e chi gli sterminati.

A proposito di Abu-Grahib, smettiamola anche una volta per tutte con la storia delle “teste bollenti” e delle “mele marce”. Quando il cestino è in un ambiente sano, nessuna mela marcisce prima delle altre. Se invece continui a versarci sopra veleni di ogni tipo, stai tranquillo che dopo un pò marciscono tutte. Le torture praticate dalle cosiddette “mele marce” ai prigionieri di Abu-Grahib erano descritte per filo e per segno nel manuale di condotta emanato direttamente dalle mani di Donald Rumsfeld.

E se comunque senti odore di marcio intorno a te, ti alzi e lo denunci subito ai tuoi superiori, invece di tacere e far finta di niente. Tanto, se l’ambiente è davvero pulito come dici tu, non hai niente da temere, giusto?

Nè basta più nascondersi dietro al fatto che “i generali mi mandano dove vogliono loro, una volta firmato io non posso farci niente”. Oggi basta passare mezzo week-end in rete per capire chiaramente quali siano i probabili scenari di guerra futuri, e quali siano le vere motivazioni e i veri interessi che spingono perchè si concretizzino al più presto.

E lì in mezzo di umanitario ci trovi ben poco. Per cui se firmi sai bene a cosa vai incontro.

Nè basta nascondersi dietro al fatto che “il soldato italiano non ammazza civili innocenti, sono gli altri a farlo”. Mercenario significa “pagato per fare il soldato”, e “fare il soldato”, quando ti mandano ad invadere un paese straniero per rubargli tutto quello che hanno, significa dover uccidere centinaia di migliaia di persone prima di sperare di riuscirci. Hai mai visto popoli invasi che ti consegnano tutto quello che hanno senza prima vendere cara la pelle dell’ultimo dei loro neonati? Quindi, che sia tu ad ucciderli o lo faccia il tuo alleato belga non fa nessuna differenza. Tu partecipi in ogni caso alla missione congiunta, e dai il tuo contributo nel pieno delle tue capacità professionali. 

Se ti ci hanno mandato stai tranquillo che a qualcosa servi, altrimenti nessuno ti regalava i soldi che ti ora ritrovi in tasca. 

Se si guardano queste operazioni militari nel loro insieme, invece di fare i distinguo fra chi spara e chi raccoglie le margherite, si scopre che in Iraq i mercenari della NATO hanno ucciso quasi due milioni di civili in otto anni, e in Afghanistan stiamo per arrivare a mezzo milione. 

Quando hai devastato un intero paese con bombe al fosforo, bombardamenti a tappeto e cannonate all’uranio impoverito per saccheggiarlo da cima a fondo, vuoi venirmi a raccontare che tu facevi soltanto il “palo” della banda, ma alla rapina vera e propria non hai partecipato?

Nè certo basta dire “lo faccio perchè ho bisogno di lavorare”. Tutti abbiamo bisogno di lavorare, ma questo non giustifica prendere coscientemente parte ad operazioni criminali di alcun tipo, specialmente se su vasta scala come le attuali guerre di invasione. Vai a zappare la terra, accontentati di mangiare patate e frutta fresca, e vedrai che alla sera ti senti pure molto più leggero.

Abbiamo lottato duramente per il nostro diritto ad una informazione libera, completa e trasparente, e finalmente l’abbiamo avuta. Ma ogni diritto comporta anche un dovere di riflesso: oggi tutti abbiamo il dovere di utilizzare questa informazione nel modo migliore, smettendola di nasconderci dietro a un dito ed assumendoci ciascuno le proprie responsabilità. E questo vale per tutti: soldati, giornalisti, dottori, impiegati, avvocati, saltimbanchi, prostitute, preti e caporali. 

Ognuno faccia soltanto quello che ritiene moralmente giusto, senza stare a guardare quello che fanno tutti gli altri, e i problemi del mondo scompariranno in 5 minuti. 

Massimo Mazzucco
 
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Pubblicato da su marzo 7, 2012 in Guerra

 

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Lo strano viaggio della Enterprise

07/02/2012
Testo originale di Mike Rivero
Traduzione di Riccardo Pizzirani per luogocomune.net
fonte: www.luogocomune.net


“Il motivo per cui manteniamo una presenza in Medio Oriente – ha detto il Ministro della Difesa USA Leon Panetta davanti a 1.700 marinai della USS Enterprise, come riferisce la AP – è per fargli sapere che siamo assolutamente pronti ad affrontare qualunque situazione, e che gli conviene trattare con noi attraverso la diplomazia.”
Panetta ha aggiunto che la portaerei Enterprise è in partenza per il Golfo Persico, e attraverserà lo stretto di Ormuz per dare un messaggio diretto all’Iran.
Questa la notizia, data da Russia Today . In questo video il commento di Mike Rivero: 


Testo del video Lo Strano Viaggio dell’Enterprise: 
Con il fallimento dell’embargo petrolifero per obbligare l’Iran ad uno scontro sullo stretto di Ormuz, gli Stati uniti e Israele stanno cercando un altro modo per dare inizio ad una guerra con l’Iran …
… che vanno cercando da tempo.
Ma soprattutto devono far sembrare che sia stato l’Iran a dare inizio alle ostilità, per rendere politicamente più difficile per Russia e Cina appoggiare l’Iran. 
Ora, ricordiamo che Israele ha dei precedenti nell’attaccare navi da guerra americane, dando la colpa ad altri, per indurre gli Stati Uniti ad attaccare i nemici di Israele. L’attacco israeliano alla USS Liberty, inizialmente attribuito all’Egitto, è l’esempio più conosciuto.
Oggi abbiamo la USS Enterprise, la nave più anziana della flotta, che ormai è alla fine, ed è programmata per essere smantellata il prossimo anno. Il suo nome è molto conosciuto anche per la serie televisiva di “Star Trek”. 
Smantellare una portaerei nucleare è una operazione estremamente costosa. La Enterprise è alimentata da 8 reattori nucleari, che vanno eliminati come tutti gli altri materiali di scarto nucleari, insieme a tutti i macchinari correlati. 
La Marina americana risparmierebbe una gran quantità di denaro, più di quanto vale l’acciaio da riciclare, se la Enterprise affondasse nel Golfo Persico, dove il disastro radioattivo diventerebbe un problema che riguarda qualcun altro.
Perchè mandare una vecchia nave da guerra giunta alla fine della sua vita in una zona di pericolo? Per lo stesso motivo per cui Franklin Roosevelt spostò un gruppo di navi da guerra obsolete da San Diego a Pearl Harbor, mentre le portaerei e le navi più nuove erano ben lontane dalle Hawaii il 7 dicembre 1941.
Israele ha 3 sottomarini Dolphin che gli ha fornito la Germania. Sono stati visti transitare nel Canale di Suez in passato, e potrebbero tranquillamente stare operando nel Golfo di Amman, o persino nel Golfo Persico a questo punto, in attesa di una vecchia e obsoleta nave da guerra, più utile come agnello sacrificale che come arma vera e propria. 
Una nave con marinai americani, che venga attaccata come Israele attaccò la USS Liberty, per poi incolpare l’obiettivo prescelto, l’Iran, grazie alla complicità dei media. 
Se siete d’accordo con questa analisi, perfavore postate questo video ovunque compaia la notizia di questa portaerei. Se riusciamo a fargli dubitare che questa falsa operazione sarà creduta, forse rinunceranno a farla.

 
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Pubblicato da su febbraio 10, 2012 in Governo sovranazionale, Guerra

 

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